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In questo romanzo epistolare,
che si svolge nell’arco di cinque anni, ben otto sono gli scriventi: si hanno così diversi punti di vista sulle vicende, diversi comportamenti e diverse emozioni. La maggior parte delle lettere sono scritte da Jonas Bracke, giovane Belga che vive temporaneamente a New York e dal suo fratellastro, Michael Lupovic, serbo-croato, in soggiorno di studio in Italia. I due giovani si amano e si capiscono più che due fratelli. È a Michael, non ad altri, che Jonas confida di essere malato di aids e le sue lettere sono un’altalena di paure e speranze, di rassegnazione e ribellione. L’altro elemento costitutivo dell’epistolario viene da parte di Michael ed è la cronaca, destinata a Jonas, del conflitto che dilania la Jugoslavia, che Michael soffre sulla sua pelle anche se si trova in Italia. La malattia e la guerra coinvolgono anche i familiari dei due giovani: Irina, madre di Michael, slava, che ha sposato in seconde nozze Pierre, belga, padre di Jonas. Irina porta nella nuova patria, il Belgio, l’ansia di rendersi utile ai suoi connazionali esuli. Pierre è il primo a sospettare la malattia del figlio e, al momento in cui Jonas torna dall’America alla sua casa paterna, vive intensamente e disperatamente con lui il poco tempo accordato dalla terribile malattia. Amici e parenti partecipano, sempre per via epistolare, ai due nodi della trama: la malattia e la guerra, nodi potenziati al massimo da questa corrispondenza fatta non solo di notizie, ma soprattutto di reazioni emotive. Il flusso narrativo polifonico ha un’altra intensità . Quanto ai personaggi, ne vengono fuori più completi, più motivati, come da vari brani autobiografici. Da parte sua il lettore, giovane adulto o adulto tout court (questo è evidentemente un cross over book) si sente interessato più a questo che a quel nodo narrativo, stimolato a partecipare più a questo che a quel modo di vivere, portato a scegliere, insomma, un’identificazione con la personalità dello scrivente che più lo ha colpito. Le offerte, infatti, sono molte, provocanti e non lasciano indifferenti. Un pregio, questo, non da poco.
Carla Poesio, Liber 61, gennaio-marzo 2004, 10. … Si tratta di un romanzo epistolare che si svolge nell’arco di cinque anni,
dal 1989 al 1994. Le lettere sono scritte da ben otto persone per avere diversi punti di vista sulle vicende, diversi comportamenti e diverse emozioni. La maggior parte delle lettere è scritta da Jonas Bracke, giovane belga che vive temporaneamente a New York e dal suo fratellastro, Michael Lupovic, serbo-croato, in soggiorno di studio in Italia. I due giovani si amano e si capiscono più che due fratelli. È a Michael, non ad altri, che Jonas confida di essere malato di Aids e le sue lettere sono un’altalena di paure e speranze, di rassegnazione e ribellione. L’altro elemento importante e allo stesso tempo molto tragico viene da parte di Michael ed è la cronaca del conflitto che dilania la Jugoslavia, per cui Michael soffre, anche se si trova in Italia. La malattia e la guerra coinvolgono anche i familiari dei due giovani: Irina, madre di Michael, slava, che ha sposato in seconde nozze Pierre, belga, padre di Jonas. Irina porta nella nuova patria, il Belgio, l’ansia di rendersi utile ai suoi connazionali esuli. Pierre è il primo a sospettare la malattia del figlio e, nel momento in cui Jonas torna dall’America alla sua casa paterna, vive intensamente e disperatamente con lui il poco tempo rimasto dalla terribile malattia. Amici e parenti partecipano, sempre per via epistolare, ai due nodi della trama: la malattia e la guerra.
Il testo è formato da una serie di lettere spontanee o confuse, tristi o felici, surreali o realistiche. La lettura delle lettere provoca un effetto di coinvolgimento del lettore che conosce gli stati d’animo dei personaggi e le azioni da vari punti di vista.
Mi è piaciuto molto e mi ha colpito molto il fatto che Jonas confidi la sua malattia prima al fratellastro che ai genitori. Leggendo le lettere dei personaggi mi sono resa conto che certe volte, in certe situazioni si riescano a esprimere meglio delle emozioni per iscritto piuttosto che a voce. Scrivendo, una persona riesce a riflettere quello che sta per comunicare al destinatario. Il libro è scritto in modo semplice e facile da capire. È la prima volta che leggo un libro epistolare, suddiviso in lettere. Devo ammettere che mi è piaciuto molto lo stile dello scrittore. Secondo me ha scelto il modo giusto, cioè le lettere, per far arrivare al lettore delle emozioni molto forti. Lo consiglio alle persone che non amano molto i romanzi lunghi, perché questo libro è corto e suddiviso in lettere abbastanza brevi, ma piene di suspence e contemporaneamente di molta tristezza e rassegnazione.
Manuela Degasperi, Liceo Ginnasio «Walther von der Vogelweide», classe 5BnF, Premio Concorso Leggere... per piacere!, Bolzano, 27 maggio 2005. |