|
...Chi avrà l'occasione
di leggere il libro scoprirà che il ragazzo sperimenta i confini e le sfumature del suo sentire più profondo in un percorso di introspezione. Questo processo si incarna in righe di diario che fanno da inciso nel procedere degli eventi, e a cui mi pare sia tributato grande rispetto da parte dell'autore, che sceglie pertanto una vena intimistica, permettendo alla prosa fortemente evocativa di sfiorare la poesia. Il lettore si trova coinvolto in un viaggio sentimentale alla scoperta di un personale, ma per molti aspetti universale, sentire. La narrazione di sé permette al ragazzo un aproccio di tipo ermeneutico al proprio vissuto che implica, nel contempo, una distanza critica. Questi fa propria una dimensione metacognitiva attraverso la narrazione di sé. Nel libro risulta al tempo stesso rafforzata la funzione metanarrativa di un testo che alla scrittura e alla lettura dà grande risalto.
Francesca Califano, Raccontare o non raccontare..., LG Argomenti 3, luglio-settembre 2005,48. Della stessa collana de “L’invisibile”,
questo romanzo racconta la difficile vita di un ragazzo nero. Vinterviken, o la Baia d’Inverno, è il luogo nella città di Stoccolma in cui si svolgono le parti cruciali della storia.
Il romanzo inizia in sordina rivelando piano piano i pensieri più reconditi del protagonista per poi rivelarsi sempre più avvincente e sorprendente, in una riuscita combinazione di trama e pensieri.
Paesaggi svedesi estivi e invernali caratterizzano ogni capitolo del libro: vele colorate che viaggiano sulle onde del mare, il caldo sole delle dolci spiagge, i canali ghiacciati su cui camminare, nevicate di Natale, freddo gelido sottozero.
In “Vinterviken” Mats Wahl ci apre lo spaccato di vita di un adolescente di colore, con una famiglia disastrata, un padre mai conosciuto e un patrigno “bastardo” con cui non riesce a convivere, e una nonna, porto sicuro, dove può sempre rifugiarsi. Un amico, Sluggo, che anche se si perde per un attimo e si fa influenzare da un gruppo di neonazisti alla fine rivela di essere un amico vero, l’amicizia che nasce fin dall’infanzia e dura tutta la vita. Un amore, anzi, il primo amore, travolgente, bellissimo, e poi struggente e doloroso.
Un romanzo dalle molteplici sfaccettature e con diversi livelli di lettura: una vicenda che ha il sapore del giallo, le frustrazioni di una famiglia, l’amicizia, il razzismo, il grande amore. Ogni capitolo è caratterizzato da un’introduzione scritta in corsivo dove John John, il protagonista, rivela se stesso e i suoi sentimenti, scrive per chiarire la sua confusione, i suoi dubbi, le sue idee, per renderci partecipi di tutto quello che gli sta accadendo e di quanto segnano, queste esperienze, il suo io più profondo. Un diario molto intimo, prova tangibile della crescita di questo ragazzo alla continua ricerca di comprendere le sensazioni più disparate nate da esperienze vissute per la prima volta: l’amore, l’amicizia, il dolore, in una ricerca non solo adolescenziale, ma umana da cui nascono righe di pura poesia. “Fratelli e Sorelle, conoscete Vinterviken, la Baia d’Inverno? Conoscete le onde e la distesa d’acqua tra Aspudden e Bromma, conoscete i flutti, Fratelli e Sorelle, conoscete il frangersi dei marosi sulla spiaggia, il rumore dei ciottoli, il vento nell’acqua e una vela che sbatte in una giornata di mezz’estate?”
Quel velo opaco della Svezia de “L’Invisibile” qui si apre attraverso gli occhi di un ragazzo che sa ancora meravigliarsi di fronte alla sua terra.
Francesca Solero, 14 gennaio 2009, in www.leggereleggerci.it |