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Cinghiz Ajtmatov

Asel’
Traduzione dal russo di Ljiljana Avirovic
1996
156 pp.
brossurato - 12,1 x 20,5 cm
Euro 9,82
ISBN 9788886557474



 


 

Cinghiz Ajtmatov

Nelle opere di C. Ajtmatov si fondono due culture: quella a lui più propria, la cultura kirghisa, e l'altra, forse in un certo senso imposta, la “nuova cultura” sovietica. L'anima kirghisa nei racconti di Ajtmatov reclama per sé continuamente la parte principale: la valle del Talas, dove lo scrittore è nato nel 1928, le montagne dell'Alà-Tau, il lago di Issykkul', la steppa kirghisa e kazaka, infuocata e polverosa d'estate e gelida e coperta di neve d'inverno. Le caratteristiche del mondo sovietico, le nuove regole e le nuove leggi date a un popolo di contadini e pastori che era legato alla terra e contrario a qualsiasi innovazione, formano la base narrativa su cui Ajtmatov fa muovere il suo Popolo, tanto secondo gli slogan sovietici, quanto secondo la sua sensibilità di contadino kirghiso.

 


 
 

Di Cinghiz Ajtmatov Aer ha pubblicato Il primo maestro, Il campo della madre e Asel'.

 
…Il’jas, un camionista che percorre l’autostrada del Tien Shan verso la Cina Settentrionale, un giorno incontra Asel’, “una ragazza magrolina, le sopracciglia un po’ aggrottate, con in testa un fazzoletto rosso”. Quando, nel secondo incontro, lei si presenta portando il vestito buono e le sacrpe con i tacchi, il loro destino è deciso: Asel’ segue Il’jas sul camion, lasciando dietro di sé cose e affetti. Per qualche tempo sono felici. Il’jas però ha un temperamento inquieto e turbolento. Per orgoglio e per desiderio di affermazione si urta con i compagni e con i superiori: abusivamente si impossessa di un rimorchio dell’azienda e, in mezzo a una bufera di neve, sfida l’impervio passo del Dolon pregiudicando veicoli a carico. Ha inizio una fase discendente: malumore e sbornie, tradimento e bugie, abbandono e rimorsi. L’idillio è infranto. Emotivamente coinvolgente, ora epico ora lirico, il racconto termina con Asel’ e Il’jas che prendono strade diverse.
Angelo Z. Gatti, Corriere del Ticino, 8 marzo 1997, 33.

 

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